venerdì 13 marzo 2015

Apologia del (dis) ordine ovvero: butta via tutto!

Dice che devo mette a posto.


Sono sempre stata disordinata. Dentro e fuori. In realtà mi piace esserlo, soprattutto dentro, mi sento sempre come se avessi tutte queste idee mischiate insieme e che devo pescare una ad una, di volta in volta. Mi sento un pò artista, creativa, un pò sopra le righe. (Fa molto Hippie denoiartri, me piace.)

Però non è che sia sempre positivo essere disordinati. Soprattutto fuori e soprattutto se non sei ricco da fare schifo tipo Batman e non puoi permetterti un maggiordomo tuttofare o una Mary Poppins che canticchiando supercalifragilistighespiralidoso ti rimette a posto la camera. Col cavolo.



Magari avere Alfred che ti rattoppa il mantello e i calzini.


Crescendo poi le cose peggiorano. Voglio dire, quando sei piccolo il peggio che ti possa capitare è che tua madre ti urli contro con gli occhi fuori dalle orbite e la faccia paonazza che non ce la fa più e che se non metti subito tutto a posto non ti fa uscire con i tuoi amichetti per una settimana.

Capirai. Io vivevo nel mio mondo alternativo totalmente scollegato dalla realtà, quindi sappi che tale punizione non aveva effetto su di me Madre!!!

Quando sei più grande e vivi da solo, con gli amici, col tuo lui le cose cambiano. Devi pulire, spolverare, mettere in ordine. Ti senti in colpa se hai casa in disordine, ti senti uno scellerato, ma come, hai casa tua, le tue cose...che fai non metti a posto? 

E poi rischi di morire sepolto dalle montagne di oggetti che hai in casa. Alla fine è una questione di vita o di morte.



Tutto ok! Tranquilli!


In realtà la trovo una cosa molto difficile. Io non ce la faccio. E' più forte di me. 
Io ammiro le persone ordinate, quelle che hanno un posto per ogni cosa, i precisi, quelli che dividono la biancheria per scala cromatica, hanno i cassetti ordinati e puliti, l'armadio iperorganizzato con: vestiti casual per tutti i giorni, vestiti per il lavoro, vestiti per la mattina, per il pomeriggio, per l'aperitivo con le amiche, per la cena con i suoceri, per il pranzo coi colleghi, per le serate in discoteca, per pagare le bollette alla posta, per le rapine in banca, per scippare le vecchie, per giocare a bocce e, soprattutto, per quando arriverà l'Apocalisse, che non bisogna certo farsi cogliere impreparati.



La priorità numero uno per il giorno del Giudizio? Essere fashion mentre la Terra si disintegra!



Io sono più per lo stile prendo e butto dentro all'armadio così quando cerco una cosa mi crolla tutto addosso. Alla fine è comodo. 
No, non è vero, è terribile. 
E allora, quando arrivo al limite estremo della sopportazione del caos, mi trasformo in una maniaca pazzoide.
Comincio a catalogare tutto, dividere tutto per colore, provenienza, forma, odore e composizione atomica. 
Per farvi un esempio, quando ero più piccola, nei ridenti anni novanta, registravo le canzoni che passavano alla radio sulle audiocassette e poi cosa ci scrivevo sopra? "Mix", "Varie", "Miste". Un genio.
Risultato? Passavo una giornata intera ad ascoltare le cassette e scrivere (con ovviamente una penna glitterata che era un must negli anni della mia giovinezza) tutte le canzoni registrate. Così per tutte le cassette. 
La cosa fantastica era che questo procedimento durava un'eternità ed io, alla fine, avevo messo a posto solo lo zero virgola zero percento del caos che mi circondava.
A parte le traumatiche rimembranze adolescenziali, da poco ho dovuto affrontare un trasloco ma, cosa più importante, ho dovuto buttare montagne e montagne di oggetti che erano accatastati in casa.
Ho un problema. Lo so. Io non riesco a buttare niente. Quando è giunto il momento entro nel panico e non so mai cosa buttare o conservare. La mia risposta a me stessa è sempre: "Tienilo che in futuro potrebbe servire!".
Risultato? Sepolti in casa Anne Edition.

Quando io ed il mio fidanzato siamo andati a vivere insieme ho dovuto buttare un sacco di cose, mettere in ordine e fare spazio.
Ce l'abbiamo fatta. Abbiamo messo in ordine e buttato. Buttato. Buttato.
Non è che sono stata brava,eh. Fosse stato per me avrei conservato quegli scontrini del '94 che comunque erano un ricordo insieme ai fazzoletti impregnati delle lacrime di quando sono andata a vedere Titanic al cinema.
Orecchini spaiati, soprammobili rotti, decorazioni natalizie di ere passate. Io avrei conservato tutto.

Infatti non è stato affatto merito mio. Io lo sapevo che non sarei mai riuscita a gestire il caos da sola. Un giorno però sono arrivati in aiuto la mia amica Ricciu ed il mio amico Delsi. 
Mentre i maschi alzavano, raschiavano, smontavano e rimontavano, noi femmine cercavamo di fare ordine. 
Ci terrei comunque a descrivere il modus operandi al maschile:

- discutere e litigare su ogni cosa perchè ognuno è convinto che il proprio metodo sia quello giusto;

- urlare ogni due secondi "noooddaiicosìììnoooooo", "tiralo su! tiralo su!", "aspettaaaa, aspettaaaaaa!", "oddiooocosìmecasca!";

- intervallare le urla con imprecazioni di vario genere;

- intervallare le imprecazioni con lamenti di vario genere;

- intervallare i lamenti con richieste varie, tipo "ma non c'è niente da    mangiare?";

- intervallare le richieste di cibo con momenti/sclero in cui ognuno, a turno, veniva in salotto a dire dell'altro:"Sentite, basta, io non ce la faccio più! Fa sempre come gli pare!", "Se pensa che sa fare le cose solo lui...che faccia da solo!"


Nel frattempo io e Ricciu cercavamo di mettere ordine. O meglio. Lei mi diceva cosa fare ed io eseguivo. 
Io cercavo disperatamente di conservare tutto e lei mi guardava dritto negli occhi e mi diceva: "No. Anne, questo no." e nei casi più disperati aggiungeva un perentorio "Fa schifo".
Seguivano una serie di scuse infinite per trovare un motivo, solo uno, per non buttare niente.


Il vestito della prima comunione? No, ti prego... Guarda che mi va ancora, eh! Per carnevale?  Per spolverare? Eh?


In più nel momento in cui adocchiavo quel qualcosa tra tutta la paccottiglia che ai miei occhi potevo buttare, le si attivava la funzione riciclo creativo e, guardandomi come se fossi una pazza (buttando evidentemente l'unica cosa utile tra milioni di oggetti), mi diceva: "Ma Anne, questo se lo modifichi diventa un...oggetto x molto fico/shabby chic!" 

Non solo mi ha costretto a buttare oggetti di dubbia utilità ma ha anche dato nuova vita a quelli che a me sembravano inutili (quindi fatevi due conti).
Se non ci fosse stata lei ancora sarei sepolta da cataste infinite di cose.

Quindi il succo è: per evitare di impazzire la regola è fatevi aiutare dai vostri amici!
E comunque mi consolo, perchè non sono mica l'unica! grazie ZeroCalcare!





















Le scioccanti rivelazioni #3 *Trash is Love*




Io quelli che devono fare per forza gli intellettuali non li sopporto. Quelli che sono tutti un: "no, ma non lo conosci questo gruppo indi moldavo? Ma dai, sono fichissimi, io li ho scoperti per caso al concerto degli Sluts Cats, erano il gruppo spalla!" (no, non cercateli su Wikipedia, me li sono inventati adesso).

"Ma dai, tu davvero non ascolti i carmina burana mentre ti depili? Mah, guarda io li ascolto sempre mentre mi tolgo i calli dai piedi, dipingo un paesaggio ad acquerello e sorseggio del buon vino toscano!"

"No guarda, io la televisione non la guardo mai, è troppo commerciale, non riesco proprio, io vado solo al cinema il mercoledì mattina a vedere i film degli anni trenta sottotitolati in aramaico antico!"

"A me piacciono tanto quelle fotografie sottoesposte, quasi nere praticamente, che però se le guardi al contrario cioè ci riesci a vedere dei particolari che proprio ti colpiscono, capito? Adesso infatti mi sono comperato la reflex. Adesso mi piace fotografare broccoletti. In bianco e nero? Sublimi."

Si. Certo.
Ed ecco la scioccante rivelazione: a me alcune cose brutte, ma proprio brutte piacciono. Sono quelle cose talmente kitsch, talmente poracce che diventano belle. Piacciono anche a voi, confessate. Scendete un attimo dal piedistallo, rilassatevi e godetevi un pò di trash.



Karim Capuano. Una stella incompresa. Un inglese incomprensibile.



La sublime eleganza dei matrimoni su Il Boss delle cerimonie.




Il video prematrimoniale. La paletta e lei che entra in acqua coi tacchi.
Non aggiungo altro.



Questo è solo un assaggino. Lo so che vi ho già convertiti.  ;)

giovedì 5 marzo 2015

Le scioccanti rivelazioni #2 (Walking Dead e noia mortale)



A me la serie The Walking Dead ha annoiato a morte. Ho visto cinque, sei puntate e l'ho trovato lento, lentissimo, vi giuro, io ci ho provato ad andare avanti, oh non ce l'ho fatta.

Il mio fidanzato quando glielo ho confessato ha avuto una crisi epilettica, ha sbavato un pò e poi mi ha detto che dovevo assolutamente leggere il fumetto, che la serie tv lui non l'aveva vista ma il fumetto era TOP DEL TOP!
(Questa è la sua tipica espressione per descrivere una cosa troooppo bella!)

Ecco, io ci ho provato, ho letto quattro numeri e beh...non mi ha entusiasmato. 





Ora so che voi, cari amici nerd, strabuzzerete gli occhi, vi verrà la sudarella e mi odierete dal profondo del vostro cuore. 

Prometto di rileggere il fumetto perchè io lo so, lo so che è stata la maledetta serie che me lo ha fatto odiare. 
Vi prego, ditemi cosa ci avete trovato di bello, interessante ed avvincente perchè a me, guardandola, è venuta in mente solo una parola: noia, noia, noia, noia, noia.
Eppure chissà come mai, gli episodi sono sempre così ricchi di sorprese!




Attendo commenti sulla serie, io intanto mi leggo il fumetto, vi scrivo una
recensione e poi la mando anche al mio fumettivendolo preferito! 

Che ne dite? ;)

martedì 24 febbraio 2015

Un tè per signore




Ci sono dei giorni in cui una femmina deve rapportarsi con le altre femmine.
Voglio dire, è una cosa atavica, preistorica, gli uomini andavano a scannare i dinosauri mentre le donne raccoglievano i frutti, crescevano i figli, pulivano la grotta/capanna e intanto (non ho dubbi) si dedicavano al più bieco e truce chiacchiericcio.

Non lo fanno mica perché sono pettegole. No. E' dovere di cronaca, è fare informazione ed autoanalisi. Una cosa di fondamentale importanza. 
Una missione, praticamente.

Tutte le mie amiche sono diverse tra loro, hanno esperienze diverse alle spalle ed un modo diverso nel gestire le cose.
Questa è una cosa fantastica perchè ognuna ha i suoi problemi ma conosce bene anche i tuoi e sarà sempre pronta ad ascoltarti, annuendo in maniera seria, presissima da quello che le stai raccontando per poi, ovviamente, consolarti, rassicurarti nonostante tu le abbia attaccato un mega pippone infinito.

(Comunque al termine del tuo pippone infinito partirà il suo, quindi l'equilibrio dell'universo sarà stato ristabilito.)

La cosa più divertente è se hai cenato insieme e te sei scolata quei bei due bicchierozzi de vino, in quel caso anche i pipponi assurdi e le tragedie cosmiche (che in confronto l'Alcesti di Euripide è un cinepanettone) diventano una serie infinita di barzellette de La sai l'ultima.

Tutto diventa sfriccicoso e leggero. Ed è lì, quando le inibizioni cadono, che le donne si liberano, si lasciano andare, sbevazzano e chiacchierano, magnano e spettegolano. 



E si, non pensate che in queste simpatiche rimpatriate condite agli estrogeni si parli cinguettando di moda o trucco. Per niente. Si condividono i segreti più intimi e scabrosi e si raccontano quegli aneddoti che ti hanno fatto proprio, ma proprio incazzare. 

Quando per esempio c'hai gli ormoni grossi come tacchini, ti senti la tigre del ribaltabile, una pornoattrice professionista,  ti sei messa un completino che Moana Pozzi è Suor Claretta Vergine e il tuo lui non reagisce. Niente. Encefalogramma piatto.
E' di fatto inglobato sul divano con il maglione di pile, il calzino di spugna e le ciabatte quelle da corredo del nonno, blu, al massimo marrone nutria, a guardare malattie misteriose su real time.

Oppure quando racconti quella volta in cui ti è salito il sangue al cervello e hai immaginato di uccidere la tizia che ha osato apostrofarti con parole non troppo carine ed educate. Lei. A te.
Beh, tale esempio di virtù meriterebbe comunque un' esecuzione elegante, raffinata, di classe. Non ci si può mica abbassare al suo livello!Potrei consigliare lo stile poetico di Lobo.

(Per chi non conoscesse Lobo lascio un'immagine esplicativa, può sempre servire.)






Sbollite incazzature varie, dopo essersi un pò sfogate si arriva ai super gossip, le rivelazioni - bomba atomica che mandano a mille le endorfine e animano la serata con picchi adrenalinici che altro che bungee jumping.

Questa la reazione una volta appreso il gossippone:




C'è anche il momento dei ricordi di gioventù, di quando eri più scapestrata, irresponsabile, un'universitaria fricchettona con i rasta, il cane e  lo zainetto che parte per qualche villaggio turistico o per un erasmus in Finlandia. 
Momento anche per il racconto delle rispettive esperienze amorose. Per di più terrificanti, iperproblematiche e complicatissime che a pensarci adesso ti dici "ma come ho fatto?"

Lo so che tutte le donne che leggeranno queste righe penseranno alla loro ultima chiacchierata con le amiche e sorrideranno. Perchè le situazioni che ho descritto sono solo lo zero virgola zero zero zero di quello che ci si dice nelle chiacchierate tra amiche e certamente non sarò io a dirvelo, non sareste pronti, non capireste.

A voi uomini sanguinerebbero le orecchie dopo due minuti, non riuscireste a gestire i conteniti scabrosi ed il linguaggio scurrile.

Altro che "discorsi da maschi", è che non siete mai stati ad un tè per signore!

lunedì 16 febbraio 2015

Le scioccanti rivelazioni #1

La scioccante rivelazione numero uno? Le televendite mi creano dipendenza. 
Mi ipnotizzano ed io ambisco a stare sul divano con una copertina di pile, i calzettoni antiscivolo a guardarle per un giorno intero. 

Le cose che preferisco in assoluto:

- la parte iniziale, solitamente in bianco e nero, che riassume tutte quelle volte in cui hai distrutto muri, versato liquidi, spaccato oggetti, bruciato la casa, distrutto la macchina, sporcato il divano o allagato il bagno. Adorabile!






- L'indubbia utilità dei prodotti venduti;






- La sensazione di poter diventare un vero samurai acquistando un set di coltelli  Miracle Blade (facendosi lanciare ananas in salotto da tuo marito e tagliarli al volo tra gli applausi delle invidiose, adoranti vicine di casa);





- L'enfasi nella descrizione del prodotto nelle televendite di gioielli che costerebbero 16,000 euro ma che "peroggisoloperoggi" stanno, pensate un pò, a 390,00 euro comprese le spese di spedizione.



 


Infine, ovviamente, la possibilità di rendere il mio salotto "un grande protagonista del Novecento". Ciao. Vado ad accendere la tv.






giovedì 12 febbraio 2015

Giocattoli feticcio, ornitorinchi e cugino malefico (e comunque io volevo fare il meccanico)

Essere una femmina ha sicuramente i suoi vantaggi:

- ti fanno entrare sempre nei locali fighi;


- non ti devi fare la barba;


- qualsiasi cosa terribile o atto efferato tu possa commettere nella settimana che precede il ciclo (inclusi acquistare un paio di Hogan, fare sacrifici umani o tentare di invocare Satana), è come se non fosse mai accaduto, non ha nessun valore. 

Non è colpa tua ma dei tuoi ormoni. Sempre.

Però...per me quando ero piccola essere femmina non è stato proprio un vantaggio. Ero l'unica femmina in una famiglia piena di maschi. Ora voi direte: "Ehhh vabbèèè, sarai stata viziata e coccolata!Di che ti lamenti?"


Mi lamento! E certo che mi lamento! Io ero un'innocente bambina con l'unica colpa di possedere nel mio dna due cromosomi X invece del poetico binomio XY, tipico dei maschietti.

Oddio, se avessi potuto scegliere, avrei esagerato e avrei chiesto di essere un ornitorninco che, oltre ad essere molto caruccio, a livello di cromosomi vince a zampe basse, voglio dire.





Comunque, a parte gli ornitorinchi, io volevo essere un maschio. 

Volevo fare le cose che facevano i maschi, vedere i cartoni da maschio, vestire e parlare come un maschio, sputare come un maschio e, ovviamente, misurarmi il pisellino col righello (per poi confrontarmi con gli amichetti) come un maschio.

Ma, soprattutto, io volevo i giocattoli che avevano i maschi. O, più precisamente, i giocattoli di UN maschio in particolare.


MIO CUGINO.

Malefico cugino di tre anni più grande, possessore di tutti i giocattoli da me desiderati. Tutti.
Ora, io per carità, mica pretendevo di averli tutti tutti, però che cavolo, la vita è ingiusta.

A me, femmina, tutto il parentame regalava bambole. Bambole belle, certo, supertecnologiche che parlavano, cantavano, pattinavano, piangevano, facevano la cacca, la pipì, chiamavano mamma e, a seconda dei modelli, riuscivano a calcolare anche la trasformata di Laplace. Peccato che durassero al massimo una settimana. Il meccanico che era in me le apriva, le smontava, esaminava ogni pezzetto e poi, ovviamente, non sapendole rimontare, gettava la spugna e le abbandonava in un angolo della cameretta.


Le più sfortunate godevano anche di un brutale trattamento "trucco e parrucco" che consisteva in scarabocchi astratti su faccia con penna bic e taglio di capelli che manco Demi Moore in "Soldato Jane". 

Ma torniamo al cugino malefico. Io andavo a trovare i nonni e lui era lì. Con quel sorrisetto odioso e quell'aria di sufficienza mi salutava a mezza bocca e poi mi diceva la fatidica frase:

"Vuoi vedere cosa mi ha comprato mamma?"

Al mio assenso lui scattava su per le scale ed io dietro, saltando gli scalini due a due, così per due rampe, sempre più veloce fino ad arrivare alla mansarda. Avrei voluto che quel momento durasse per sempre. Era lì che sarei voluta rimanere, sulla porta, col fiatone e col cuore impazzito con mio cugino in ginocchio che rovistava in mezzo a pile e montagnette colorate di giocattoli.


Poi lui trovava il tesoro. Lo prendeva, si voltava di scatto e mi mostrava ogni volta un meraviglioso, fantastico, stupefacente giocattolo nuovo. 


Il camper delle Micromachines:





Voltron:





Le tartarughe ninja:




La Turbo Panther:




La Peg Perego. La Peg Perego. Su, il malefico cugino l'avreste odiato anche voi.



I miei preferiti, i Dino Riders:





E molti, molti ancora. 

Ma non era questo è il problema. Mio cugino non era malefico perchè possedeva tutti questi giocattoli, lui era malefico perchè prima li descriveva nel minimo dettaglio, faceva scattare tutti i piccoli meccanismi, tirava levette, spingeva bottoni mentre li girava e rigirava tra le mani e poi al mio implorante:"Mi ci fai giocare?" detto con vocina tremula, rispondeva...NO.

E adesso provate solo a dirmi che non facevo bene ad andare in mansarda mentre lui non c'era, infilare una mano in una cesta e rubargli, ogni volta, una manciata d
i pezzi del Meccano. 

martedì 10 febbraio 2015

AntropologicaMente: Mortal Kombat 2

Volevo scrivere un articolo. Volevo scrivere di un sacco di cose, avevo tutto uno schema mentale supersonico comprensivo di capitoli, capitoletti, paragrafi e frasi importanti evidenziate con colori diversi. Si! 

Ma non so se ce la posso fare. Voglio dire, scrivere qualcosa mentre il tuo fidanzato gioca a Mortal Kombat 2 è quasi praticamente impossibile.

E' un'operazione difficilissima, ci vuole un'alta concentrazione,  tipo Dalai Lama.
Si deve raggiungere il Nirvana, scollegarsi dalla realtà, creare un micromondo in cui isolarsi, tutto questo senza usare droghe o meditazione da monaco buddista (e chi c'ha tempo)?





Gli ostacoli sono difficili da superare. Molto difficili. Si devono ignorare vari livelli di commenti ed imprecazioni:


- brontolii a voce bassa: intervallati sempre da mugolii, sospiri e, più raramente, da invettive da pronunciare in un'unica soluzione e sempre troncate a metà, ad esempio: "macheccazz!", "mapporc!" o dalla più comune "mavvaffanc...!");


- lamenti di varia origine: sempre rivolti a se stessi, accompagnati da profondo senso di colpa, riducono l'autostima almeno del 50%, facendo sentire il giocatore non all'altezza del ruolo interpretato nel videogioco. 

Esempi di tali esternazioni possono essere: "No, vabbè non ce la faccio...", "Eddaiperò!Come si fa, è troppo difficile!", "Sarà durissima..."
In questo caso specifico, tale scoramento ha portato addirittura al tentativo del cambio del personaggio, mossa usata solo nei casi più estremi. Il giocatore è passato infatti da Sub Zero a Jhonny Cage e, per ultimo a Kung Lao, ovviamente senza esito positivo, gettandolo nella più profonda disperazione;

- insulti diretti ai personaggi del gioco: in questo caso i personaggi femminili presenti nel gioco diventano automaticamente tutte meretrici, figlie, nipoti e pronipoti di meretrici, gli uomini tutti stronzi e, ovviamente, anch'essi figli delle suddette donne di facili costumi sopracitate. Insomma, sono tutti parte di una grande famiglia di stronzi e mignotte.


- urla auto-motivanti: sono spesso in corrispondenza di colpi ben assestati ai nemici, sono espressioni che caricano e, al contempo, premiano il giocatore. "Daje!", "Siiiiiiiiiiii!!!!", "Ehhhh, la peppaaa!";

- urla di giubilo: ogni qualvolta (raramente, e per questo ancor più concitate quando si verificasse tale evento) si riesce a mettere a segno una Fatality, Babality o Friendship;







- vocine melliflue dirette alla sottoscritta (più in generale alla fidanzata/moglie/compagna/amica o, in alternativa, a qualsiasi essere vivente presente nella stanza): 

il giocatore vuole un supporto morale, un appoggio, uno stimolo esterno per poter ritrovare le forze e cercare di portare a termine più quadri possibili. La richiesta è sempre accompagnata da occhi supplicanti e allo stesso tempo tristi e scoraggiati. Si deve aiutare e sostenere il giocatore con frasi positive e lusinghiere e, nei casi più disperati, bisogna rafforzare le parole con un gesto (carezza, bacetto o, per i meno sdolcinati, una più distaccata pacchetta sulla spalla).

Dopo questa digressione senza senso sul mio povero fidanzato inconsapevole, cavia di questo studio antropologico di grande importanza scientifica, vi lascio con una rivelazione.


Io amo i videogiochi. Amo quelli come Mortal Kombat et similia. Però vi confesso che, a un certo punto, dopo essere passata attraverso tutti i vari livelli di imprecazione....mi rompo e vado a vedere la soluzione su internet. SI.